La mastoplastica additiva secondaria è un intervento che richiede la massima personalizzazione. Se eseguita con questo approccio, però, la mastoplastica additiva eseguita su un intervento precedente può dare risultati molto positivi.
In queste foto, alcuni prima e dopo.
Nel primo caso di mastoplastica additiva secondaria, la scorretta definizione delle tasche create per contenere le protesi aveva determinato un risultato anti-estetico. Ho risolto il problema modificando e allargando le tasche e cambiando forma e volume alle protesi. Nel secondo (foto con braccia lungo i fianchi e in alto) l’inestetismo era causato dall’incapsulamento, reazione fisiologica dell’organismo a quel corpo estraneo che sono le protesi. Quando si verifica, i dispositivi mammari vengono “aggrediti” dall’organismo, che li circonda da tessuti fibrosi responsabili dell’aspetto innaturale del seno. Ho migliorato il risultato cambiando il piano delle protesi da retroghiandolare a retropettorale.
Nel terzo, infine, la paziente desiderava correggere il difetto estetico della prima mastoplastica e aumentare ulteriormente il volume. Anche in questo caso di mastoplastica additiva secondaria , sono intervenuto cambiando il piano della tasca, da retroghiandolare a retropettorale e ho scelto dispositivi di forma e volume differente.
Che sia conseguenza di un errore chirurgico, di una reazione dell’organismo o di un mutato ideale estetico, si può correggere lo status quo con un intervento di mastoplastica additiva secondaria sicuro e non particolarmente impegnativo, anzi in generale più veloce e meno fastidioso del primo.