Il 23 e 24 maggio ho partecipato al 6 EMEA Breast Care Surgical Excellence Symposium, incontro sulla chirurgia mammaria che si è svolto presso il Johnson & Johnson Institute di Amburgo alla presenza di alcuni tra i principali chirurghi plastici del mondo. L’occasione è stata preziosa per confrontare esperienze e strategie su un tema, le protesi, quanto mai di attualità in questo periodo. In seguito alla decisione dell’agenzia governativa francese ANSM di sospendere la commercializzazione delle protesi testurizzate e macrotesturizzate (cioè ruvide o molto ruvide), il legame tra protesi e sicurezza è stato ampiamente dibattuto, partendo dalla possibile correlazione tra gli impianti mammari e la comparsa di una rara forma di tumore, il linfoma analplastico a grandi cellule (BIA -ALCL, ovvero Breast Implant Associated Large Cell Lymphoma ). Infine, il 16 maggio, il Ministero della Salute ha diffuso un comunicato sull’argomento, esprimendo una posizione che è la stessa degli Stati Uniti e di tutti i Paesi europei, ad eccezione appunto della Francia. La motivazione di base è riconducibile all’attuale non evidenza scientifica di correlazione causale fra questa patologia ed il tipo di protesi mammarie. Come si legge nel comunicato del Ministero, infatti, “In Italia l’incidenza riportata è pari a 2,8 casi su 100.000. Nello specifico in Italia sono stati registrati/riscontrati 41 casi di BIA ALCL. Di essi, solo 1 è risultato fatale per progressione di malattia”.