Le protesi mammarie non sono l’unica possibilità per aumentare il volume del seno. Si può infatti ricorrere anche al grasso autologo, cioè prelevato dalla paziente stessa. In questo caso, l’intervento prevede un primo step, in cui viene eseguita una lipoaspirazione, quindi una breve fase di depurazione in sala operatoria e infine il trasferimento del materiale così ottenuto nel seno. Negli scatti qui sopra, alcuni passaggi di questo intervento di autotrapianto di grasso o lipofilling.
Quali sono i pro e i contro del grasso rispetto alle protesi? In linea generale, il lipofilling piace maggiormente alle donne che non amano l’idea di avere nel corpo un un dispositivo estraneo, come appunto sono le protesi. Il grasso è infatti un materiale completamente naturale, che non dà luogo alle reazioni – ad esempio l’incapsulamento – che si possono verificare con i dispositivi mammari. Allo stesso tempo, però, con l’autotrapianto di grasso è difficile ottenere aumenti evidenti e quindi questa strada viene scartata da chi li desidera. A parte la necessità di disporre di depositi localizzati di una certa entità, bisogna ricordare che una percentuale compresa tra il 30 e il 40% del grasso trasferito viene metabolizzato dall’organismo e di conseguenza scompare.
Possibilità e prospettive cambieranno sicuramente in futuro, non appena verranno finalizzati i dispositivi attualmente allo studio, protesi costituite da un guscio che viene “digerito” dall’organismo nel corso di qualche mese e colonizzate all’interno dal grasso autologo.