Aumentare il volume del seno: si fa presto a spiegare lo scopo della mastoplastica additiva, uno degli interventi di chirurgia estetica più eseguiti in Italia e nel mondo. Come sempre, però, la differenza la fa il “come”. In tanti anni di carriera, e con tantissimi interventi di mastoplastica additiva alle spalle, ho individuato gli elementi che concorrono a rendere un risultato perfetto, almeno secondo me. Ovviamente, come sempre in chirurgia, non si procede alla cieca, ma sulla base di accuratissime conoscenze anatomiche, misurazioni e tecniche consolidate. Tutto questo per dire che non ho inventato nulla, ma ho un mio approccio e una mia estetica.
La mastoplastica additiva perfetta? Naturale!
Innanzitutto, per me mastoplastica additiva perfetta è naturale. Il seno dopo l’intervento deve risultare in armonia con il corpo, non fare un effetto “operato” e non contribuire a rendere la paziente più bassa o tozza. Anche per questo, non è possibile indicare a priori qual è la taglia perfetta da raggiungere, un punto d’arrivo che si definisce a 4 mani con la paziente, alla luce dei suoi desideri ma anche in base a considerazioni generali di corporatura, età e proporzione.
Più nello specifico, nella mastoplastica additiva perfetta non ci deve essere troppo spazio tra i seni e il polo superiore (cioè la parte che si trova sopra l’areola) non deve essere concavo né convesso, ma dritto, una caratteristica che si deve cogliere sia nella visione di profilo, sia in quella a ¾.
Attenzione anche al polo inferiore (cioè la parte di seno che si trova sotto l’areola, fino al solco mammario). Nella mastoplastica additiva perfetta deve essere tondo e simmetrico, con una lunghezza di solito compresa tra i 4,5 e i 7,5 cm.
Non è bello ciò che è bello, ma…
Fin qui la teoria. Nella pratica, cioè nel rapporto con le pazienti, le cose possono essere diverse, molto diverse. Capita infatti di imbattersi in pazienti soddisfatte ma non troppo, anche se il risultato è oggettivamente molto buono, cioè molto vicino a tutti i criteri visti sopra. In altri casi, il professionista onesto ammette che il risultato sarebbe potuto essere migliore, ma la paziente è contentissima. Come mi spiego tutto questo? Con un richiamo al detto “Non è detto ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”, da tener presente sin dalla prima visita. Con tutte le pazienti, infatti, è fondamentale capire qual è il loro concetto di bello e che cosa vogliono veramente. Non sempre gli ideali del chirurgo e della paziente coincidono. Per questo la comunicazione, ed eventualmente il saper dire di no, sono così importanti.