La chirurgia mammaria è uno degli ambiti più vasti della chirurgia plastica. Ne ho parlato in tv in una puntata di “Le parole della salute”, trasmissione condotta da Annalisa Manduca, e in occasione dei tanti congressi dell’autunno.
La chirurgia ricostruttiva mammaria comprende sia gli interventi eseguiti in seguito ad asportazione di un tumore, per ripristinare forma e volume precedenti, sia per la correzione delle anomalie mammarie, malformazioni evolutive sempre più frequenti e dal forte impatto psicologico. In entrambi i casi, la ricostruzione prevede un approccio completamente personalizzato, con il ricorso a tutte le tecniche e i materiali. Espansori, protesi e grasso autologo, cioè della paziente stessa, sono gli “ingredienti” che, opportunamente scelti e dosati, permettono di ottenere un esito finale gradevole e naturale. Perché anche quando è ricostruttiva la chirurgia plastica punta sempre al miglior risultato possibile.
In ambito puramente estetico, l’intervento più richiesto è la mastoplastica additiva in pazienti giovani, per aumentare il volume del seno. In contemporanea, però, continuano a crescere anche le richieste di mastoplastica riduttiva e di mastopessi, il “lifting del seno” che permette, anche dopo gli “anta” e magari l’allattamento, di ricreare il cono mammario ben proiettato della giovinezza. Il continuo affinamento delle tecniche chirurgiche – oltre alle trasformazioni della società – hanno infatti notevolmente ampliato la fascia d’età delle pazienti. Oggi non è infrequente che, anche a 65 anni, una donna decida di farsi ridurre il seno ingombrante e voluminoso che l’ha accompagnata per tutta la vita. Un desiderio di “leggerezza” che in pazienti sane non c’è ragione di non soddisfare.