Notevoli differenze di volume e forme “sbagliate”: le anomalie mammarie sono un problema sempre più frequente. Si classificano così, ad esempio, i casi di seni decisamente stretti e allungati, che risultano cadenti già in giovane età, come appunto si presenta il seno tuberoso, una malformazione della ghiandola mammaria che risulta innaturalmente concentrata dietro all’areola. Ne ho parlato davanti a tanti colleghi provenienti da tutto il mondo al congresso dell’International Society of Aesthetic Plastic Surgery, che si è svolto a Istanbul dal 20 al 24 settembre 2022.
Come il nome lascia intendere, nel seno tuberoso una o entrambe le mammelle hanno forma di tubo, cioè cilindrica. Si tratta di una malformazione evolutiva, nel senso che non è presente alla nascita ma compare durante la pubertà, quando appunto il seno cresce in modo anomalo, sviluppandosi soprattutto nella parte superiore e pendendo in modo innaturale verso il basso, trattenuto internamente da un tessuto di tipo fibroso. Per risolvere il problema si ricorre al rimodellamento della ghiandola mammaria, eventualmente abbinato all’impianto di protesi e sempre al lipofilling, trapianto di grasso della paziente stessa che permette di eliminare la “strozzatura” che durante la fase evolutiva ha condizionato la forma del seno in modo così sfavorevole. La correzione delle anomalie mammarie è solo chirurgica, con interventi però non particolarmente impegnativi per la paziente (la cicatrice è spesso solo attorno all’areola) che in mani esperte danno luogo a risultati molto gradevoli e naturali. Anche se si tratta di chirurgia ricostruttiva, i risultati possono essere sovrapponibili a quelli della chirurgia estetica.