In chirurgia plastica ci sono molti miti. Anche sulla rinoplastica, sebbene il più famoso, forse, sia relativo alle protesi mammarie, delle quali spesso si è detto che potessero scoppiare in aereo (non è vero, ovviamente). Per quanto riguarda la correzione dei difetti del naso, la rinoplastica è spesso descritta come un intervento ad alto traumatismo e con una convalescenza lunga e dolorosa. Non è così, per tante ragioni. La prima è che – soprattutto operando con la tecnica “closed”, con accesso dalle narici – le strutture del naso vengono preservate con grande cura, un’attenzione che consente di modificare tutto quello che deve essere modificato, ma che riduce lividi, gonfiore e dolore. Ancora, il continuo miglioramento tecnico nella rinoplastica ha fatto sì che le manovre chirurgiche fossero più precise e di conseguenza il tempo operatorio e i traumi inferiori. Le innovazioni e le nuove tecnologie riguardano ovviamente anche le medicazioni, con il completo superamento dei tradizionali tamponi. Oggi, al paziente sottoposto a rinoplastica vengono liberate le cavità nasali a circa 6 – 8 ore dall’intervento, permettendogli di respirare dal naso già durante la prima notte.
Per i primi 5-8 giorni dopo la rinoplastica il paziente deve portare un tutore rigido, cioè una protezione in materiale plastico. Nei 3-4 giorni seguenti il tutore viene sostituito da cerotti, che permettono di ridurre il gonfiore. Il naso avrà assunto la sua forma definitiva dopo circa un anno, ma già dopo 2 settimane la situazione è piuttosto precisa. Il gonfiore può essere presente in forma progressivamente più ridotta da 1 a 6-12 mesi, anche in relazione alla qualità dei tessuti (i nasi “magri” tendono a gonfiarsi poco, a differenza di quelli più carnosi).