Il ricorso a tutte le tecniche (rimodellamento della ghiandola, impianto di protesi e lipofilling) e un approccio completamente personalizzato, per cui ogni paziente viene studiata e trattata come un caso unico. Ecco, in estrema sintesi, come affronto il seno tuberoso, che in seguito a uno sviluppo anomalo della ghiandola mammaria durante la pubertà risulta stretto e corto. Ne ho parlato durante il webinar SICPRE on air “Trattamento della mammella tuberosa: passato, presente e futuro” che si è svolto il 25 gennaio.
L’obiettivo della correzione non è aumentare o ridurre il volume del seno, ma creare una forma completamente nuova, naturale e corretta, in grado di far sentire “normale” (e di conseguenza finalmente sicura) la donna. Nel dettaglio, si ridefinisce il solco mammario, che viene spostato più in basso, e si esegue un importante rimodellamento della ghiandola, di cui si allarga la base, liberandola dai tessuti fibrosi che ne hanno determinato lo sviluppo “a tubo”. Anche l’areola, che spesso è molto ampia, viene rivista e ridotta. Il seno tuberoso, che appartiene alla “famiglia” del seno stenotico – cioè “strozzato” – è un’anomalia molto diffusa ma spesso non riconosciuta dalla donna, che si rivolge al chirurgo plastico con un’altra richiesta di intervento, a seconda dei casi di aumento, diminuzione o lifting.